DIALOGANDO CON VOI

27/02/2023

 

 

 

 

Marco di Patty  Ritornando ancora sulla letteratura e storia,  dimmi che cos’è “Marzo 1821”?  Sono dei sonetti o è un’opera di A. Manzoni?

 

 

Elena   Il Marzo 1821 è un’ode che il Manzoni compose durante giorni tumultuosi ed eroici,  per l’entusiasmo sollevato dallo scopio dei moti liberali in Piemonte il 10 marzo 1821,  ma che non pubblicò a causa del precipitare degli eventi.  Il componimento fu stampato a Milano nel 1848 insieme al frammento “Il Proclama di Rimini” che era stato composto nel 1815.  All’Ode marzo 1821 è premessa la dedica ” Alla illustre memoria di Teodoro Koerner poeta e soldato dell’indipendenza germanica,  morto sul campo di Lipsia il giorno 18 ottobre 1813,  nome caro a tutti i popoli che combatterono per difendere o per riconquistare una patria.

In Marzo 1821 il cristianesimo del Manzoni assume la sua significazione politica:  egli mostra infatti come la prima rivendicazione degli uomini la libertà sia stata operata da Cristo,  e come non sia possibile chiamarsi cristiani se si opprimono i popoli.  Il liberalismo,  nato dalla rivoluzione francese,  ritrova per Manzoni la sua origine e la sua giustificazione nel Cristianesimo,  e diventa così legge universale:  la libertà,  condizione essenziale su cui si fonda la salvezza del cristiano ancor prima dell’attività politica,  non fu data in privilegio ad alcuni e negata ad altri popoli,  e non può per questo motivo,  essere valida la ragione della forza.  Il dio che guidò il popolo d’Israele attraverso il deserto e il mar Rosso,  quello stesso Dio che esaudì le preghiere dei popoli germanici quando erano oppressi, non poteva restar sordo alla voce degli italiani oppressi di ieri  che sono divenuti oppressori,  per questo fatto solo si sono resi nemici di Dio e hanno tradito un patto che è valido per tutti i tempi e per tutti i luoghi.

 

28/02/2023

 

 

Dal 1820 al 1822 il Manzoni però scrisse una tragedia in 5 atti  “Adelchi”  dove si narra la drammatica fine del dominio dei Longobardi in Italia per opera del re dei franchi carlo Magno,  invocato dal papa Adriano I,  scende in Italia, dopo aver ripudiato la moglie Ermengarda,  figlia del re dei Longobardi desiderio e sorella del valoroso e generoso Adelchi;  dopo che invano l’esercito franco ha cercato di attraversare il valico situato tra le montagne alpine che segnavano il confine tra i due regni,  CarloMagno riesce a sorprendere alle spalle l’esercito longobardo col provvidenziale aiuto del diacono Martino,  e successivamente espugna una ad una le città nelle quali sono andati a chiudersi Desiderio Adelchi e i pochi duchi rimasti fedeli.  L’infelice Ermengarda,  che ,  malgrado la terribile offesa ricevuta,  è ancora innamorata del marito carlo,  si spegne,  consunta dal dolore,  nel monastero di Brescia,  prima che la città cadesse nelle mani dei Franchi. La tragedia si conclude con la morte di Adelchi dinnanzi allo sguardo fatto pietoso di Carlo e a quello di desiderio fatto prigioniero.

 

Nel giardino del monastero di San Salvatore,  a Brescia,  dove Ermengarda,  figlia di desiderio e sorella di Adelchi,  si è ritirata,  in cerca della pace dello spirito che non riesce a trovare,  innamorata ancora del marito Carlo Magno  che per ragioni di stato l’ha ripudiata.  Ermengarda muore dal dolore,  mentre il regno longobardo crolla sotto i colpi dei Franchi vittoriosi.  Ma la vicenda terrena della sventurata donna perde le sue caratteristiche di concretezza e di contingenza per innalzarsi su un piano ideale,  quello per dirla col Manzoni,  della “provida sventura”.

 

 

07/03/2023

 

Marco di Patty   Sai che dopo tutto quello che mi hai insegnato per difendermi dai miei compagni un po’ scemi,  adesso sono loro che hanno paura di me.  Grazie!

 

 

Elena  L’importante è che tu non alza mai le mani prima di loro; sei diventato forte proprio per questo motivo,  non hai mai abusato di quello che sapevi ,  questo ti ha reso sicuro di te e ancora più forte,  loro lo avvertono,  prima di avvicinarsi ancora con prepotenza ci penseranno non una ma dieci volte! Ma se fosse necessario picchia forte!

 

09/03/2023

 

 

Marco di Patty   Sto imparando le poesie anche di Salvatore Quasimodo,  sai che però ci sono dei versi che non riesco a capire perfettamente,  per esempio:  “Non sono triste nel Nord,  non sono in pace con me,  molti mi devono lacrime da uomo a uomo”.  Me la scrivi?  Grazie!

 

Elena  Lui non è in pace con se stesso perché molte persone l’hanno fatto soffrire e  non gli hanno mai chiesto scusa.

 

LETTERA ALLA MADRE

(prosa)

 

 

Spinto dall’angoscia per la madre malata il poeta decide di rispondere ad una delle sue lettere.  Inizia parlando del paese in cui vive,  delle nebbie,  del fiume burrascoso e degli alberi bruciati dalla neve.  Non è triste nel Nord,  ma non si sente in pace con se stesso per le amarezze subite dagli altri; ma dice anche che non si aspetta che qualcuno gli chieda perdono (anche allora c’era molta ignoranza e cattiveria).  Poi pensa alla madre malata,  a lei che ha sempre vissuto nella povertà come tutte le madri dei poeti, ma ricca di amore per i suoi figli lontani.  Immagina che lei risponda alle sue parole,  e con un lampo di gioia negli occhi si ricorda di quel ragazzo che fuggì di casa portando con sé solo i suoi versi e il suo buon cuore.  Egli ricorda con nostalgia quella notte in cui lasciò quel grigio scalo dei treni e se ne andò dal suo paese del Sud.  Ringrazia la madre per avergli dato quell’ironia che lo salvò da cose molto più gravi;  ma è addolorato per non averle mai scritto e implora la morte di non varcare la soglia e il cuore di lei. Ma a questa preghiera nessuno risponderà;  le manda un ultimo addio e con un filo di rassegnazione pensa che la morte a volte toglie la sofferenza e dalle ingiustizie che la vita ci assegna.

Elena  Lasagna

 

 

10/03/2023

 

 

Marco    Bellissima anche quella  “Ed è subito sera”.  Così bresve ma così intensa!  Misteriosa e anche non facile da capire del tutto,  o sbaglio?

 

 

Elena  Sai cosa c’è?  La poesia in sé non è difficile da capire,  ma ci si può confondere perché ognuno la interpreta a modo suo;  dovresti concentrarti solo sulla poesia,  a quello che provi nel pensarla.

 

 “ED È SUBITO SERA”

 

 

Ognuno sta solo sul cuor della terra

trafitto da un raggio di sole:

ed è subito sera.

 

di Salvatore Quasimodo

 

PROSA

 

Questa poesia elegante e raffinata esprime l’amore,  il rimpianto delle cose perdute e il tormrnto del dolore umano.

La disperata condizione umana che si risolve nella solitudine dell’individuo che cerca di vivere e di amare,  ma che non ha tempo di vedere neppure quanto la sua vita possa offrire,  è sintetizzata in modo ineguagliabile in questa che,  più che una poesia,  si potrebbe meglio definire una intuizione folgorante,  racchiusa e quasi imprigionata nel corso di tre versi.  Le parole assumono in questo caso,  tutta una particolare concretezza e sembrano voler veramente abbracciare il mondo.  Elena  L.