Giugno 26, 2023 admin DIALOGANDO CON VOI DIALOGANDO CON VOI 26/06/2023 Marco di Patty Lo conosci il poeta e scrittore Giuseppe Chiarini”? Il Prof. mi ha consigliato una sua poesia ” Un povero malato”. Grazie! Giuseppe Chiarini nacque ad Arezzo e morì a Roma. Era un grande conoscitore della letteratura tedesca e inglese, fu intimo amico di G. Carducci, faceva parte del sodalizio carducciano degi “Amici pedanti”, è uno dei critici più apprezzati dell’ottocento. Ha composto un volume autobiografico: ” Primo passo”, poi alcune ottime traduzioni, studi biografici sul Carducci, il Foscolo e il Leopardi più due volumi di liriche, ispirate alla morte di due figli: In memoriam Lacrymae. Nella poesia di “Un Povero Malato” descrive l’animo sensibile e buono dei bambini. L’ispirazione di questa poesia è la deduzione verso i bambini, e dice che non sempre i ragazzini sono crudeli verso gli animali. Eccone cinque che rivelano un animo grande; li osserva mentre guoardano al di sopra di un muro, che recintava un giardino, avevano scoperto in un’aiuola in mezzo ai fiori un povero fringuello, al quale la fucilata di un cacciatore aveva stroncato l’ala. I bambini mossi dalla compassione, per curarlo lo misero in una bella gabbietta, e lo confortavano, esortandolo a guarire, in modo che potesse riprendere presto il volo. Ma il povero uccellino s’intristiva sempre di più, forse dicevano pensava alla mamma e ai suoi fratelli, e un brutto giorno i bambini lo trovarono morto. Grande fu il dolore dei ragazzini che per tutto il giorno e il giorno seguente non ebbero la voglia di giocare, né di ridere come il solito. Toccante è il dolore delle ultime strofe della poesia. Marco A volte i bambini ci insegnano a vivere. Posso domandarti una cosa? Qual è quel fatto che ti toccò quando eri piccola da ricordartene per sempre? Elena Ne ho più di uno da non riuscire a dimenticare. Ma mi colpì molto quando seppi che qualcuno riuscì a rubare tutto ciò che aveva, ad una madre vedova con sette figli; il più piccolo era ancora in fasce. Io credo ancora che gente così non sia da calcolare come esseri umani con un cervello, un cuore e un’anima. Non sono mai riuscita a capire che razza di persone fossero, forse non erano persone ma animali travestiti da bestie. Tant’è vero che una volta mi trovai a faccia a faccia con una di loro, lei sapeva che io avevo saputo tutto, incominciò ad aggredirmi verbalmente, io restai ferma lì, immobile fino a quando non ebbe finito poi la presi per il collo e la tramortii. Da quel giorno quando l’incontravo cercava sempre di scappare o cambiare strada. Quella fu la prima e l’ultima volta che picchiai qualcuno. 27/06/2023 Marco di Patty Ti va di ritornare alla storia di un tempo che fu? Il decadentismo, l’estetismo e l’individualismo, in realtà a che cosa miravano? Tu come ti definisci tra questi movimenti? Grazie. Elena Io non faccio parte di questi tre movimenti, anche se amo la bellezza e l’ordine. Il decadente è fondamentalmente uno sradicato, che si sente contemporaneamente estraneo e supriore agli altri. Si opponeva alla borghesia industriale e ne condannava la volgarità, la superficialità e l’attaccamento al denaro e al benessere, non meno sprezzante era il suo atteggiamento verso il proletario che osava rivendicare i diritti, che avanzava violentemente e contribuiva a creare disordine. Né tantomeno l’artista che si asteneva dal condannare i governi parlamentari e la politica di relativa apertura alle masse e le parvenze di democrazia. Da questo isolamento scaturiva quello che era il centro del sistema decadente, e cioè l’estetismo. In realtà per il decadente la sfera della morale era tutt’uno con quella dell’arte, ed infatti al centro del sistema decadente era l’estetismo; il vero culto o religione del bello. Alla vita e all’arte del decadente non presiedevano la morale, nemmeno le regole della società borghese, ma egli instaurava una nuova morale, una nuova religione, la religione della bellezza, della raffinatezza, dell’eleganza: la vita stessa era costruita come un’opera d’arte. L’estetismo derivava dalla convinzione che il decadente avesse dell’essere superiore, distante tanto dalla borghesia volgare e materialista quanto dal proletario rozzo, prepotente e violento, era causa ed effetto dell’atteggiamento individualista. Questo movimento era caratterizzato da un’esasperato individualismo; incapace di comunicare con il mondo esterno, con un modo con cui non aveva più nulla in comune. Il decadente perse la speranza di migliorare la società, perdendo questa fiducia vedeva i mali della società e se ne ritraeva con disgusto, orgoglioso di sentirsi elevato e al di sopra di ogni mediocrità e superficialità delle masse, fiducioso solo nel gesto isolato, nell’atto che lo distingue dalla inettitudine generale. Nacque così il culto della violenza in tutti i suoi aspetti: da quella politica che aspirava al governo forte contrapposto alla democrazia per respingere definitivamente le istanze delle masse, a quella collettiva che auspicava la guerra come sola igiene del mondo e come mezzo per uscire dalla grettezza dell’ esistenza massificata, a quella individuale come tendenza a porsi al di sopra e al di fuori delle leggi comuni, come ispirazione del gesto eroico e all’azione individuale. Marco Grazie. 28/06/2023 Marco Hanno tirato fuori un’altra poesia di Vincenzo Cardarelli, “Ajace” è stato così famoso? Grazie. V. Cardarelli nacque a Tarquinia e morì a Roma. È stato un poeta scrittore forse meno famoso di alcuni che abbiamo citato fino ad oggi, ma non meno bravo. Pensa che dopo aver compiuto gli studi elementari in Maremma, si trasferì a Roma. Esercitò vari mestieri per vivere, poi andò a Firenze, dove entrò nel giornalismo. Poi tornò a Roma e fondò un periodico “La Ronda”, che esercitò grande influenza sulla letteratura contemporanea. Fu autore di numerosi saggi critici e di versi. Le sue opere sono : I prologhi; Le poesie; Viaggi nel tempo; Giorni in piena; Solitario in Arcadia; Villa Tarantola; ecc. Nella poesia ” Ajace”, l’eroe omerico che combattè con i greci sotto le mura di Troia, è per il poeta, l’eroe discretissimo, colui che seppe affrontare i pericoli e i travagli più duri della lunga guerra, senza recriminare, né atteggiarsi da eroe, e nemmeno chiese l’aiuto degli dei. Egli fu primo fra i suoi, non secondo a nessuno in battaglia, fu però solo nella sventura: il mare, infine, più giusto degli uomini, gli rese giustizia, trasportando sul suo tumulo le armi di Achille, a cui Ajace ambiva; come premio del suo valore, e che invece Ulisse, maestro di inganni, si fece assegnare. Marco Bella, mi piace. Grazie! Marco Perché certe persone non riescono a prendersi le proprie responsabilità? Cosa sono certi dispetti? E poi cercano sempre d’incolpare le persone per bene. Elena Le persone oneste e quelle disoneste fanno parte di questo mondo. L’importante è difendersi sempre e non mentire mai! C’è che ha molte cose da nascondere e cerca sempre di farlo con la gente pulita; anzi se la prende con la gente migliore, mostrandosi loro come vittime, ma c’è anche molta, anzi moltissima gente intelligente e super che ci consoliamo al solo pensiero. 30/06/2023 Marco di Patty Vorrei sapere: alle tue poesie che hai scritto hai fatto anche la prosa? Ne ho un’altra di poesie che abbiamo scelto con il prof, ed è “Il picchio rosso” di Corrado Govoni, te la ricordi? Grazie! Elena Sì, delle poesie che ho scritto ho fatto sempre le prose, le conservo in cartelle insieme alle rispettive poesie; le prose però non le ho pubblicate. Elena IL PICCHIO ROSSO di Corrado Govoni, eccola qui, ho conservato tutte le mie prose, in fascicoli alti 20 cm, io credo di avere imparato a memoria quasi tutte le poesie dei poeti italiani e stranieri, con le rispettive prose. Il picchio rosso, l’ispirazione per questa poesia fu dettata al poeta da un episodio realmente accaduto. Un giorno, quando viveva nella sua casa di campagna a Tamara, andando a caccia, sparò ad un picchio rosso ferendolo ad un’ala. Il povero picchio mandava un verso di dolore come fosse un essere umano, poi cadde sopra un mucchio di paglia e un uomo di una fattoria lì vicino lo finì caplestandolo. Il poesta nerimase così sconvolto che da quel giorno smise di andare a caccia. Il questa poesia è il povero picchio stesso che narra la sua dolorosa storia, dai giorni felici delle scorribande sugli alberi al triste momento in cui fu ucciso. Marco Che bello saper fare le poesie, dici che un giorno ci riuscirò anch’io? O un medico è troppo occupato perché gli venga l’ispirazione? Elena No, che non sarà impegnativo, anzi, le poesie poi saranno un diversivo per rilassarti e sentirti bene dentro. Io sono certa che se hai anche la passione per la letterartura potresti incominciare già da ora, ascoltati e ascolta tutto ciò che ti sembra giusto o sbagliato, ciò che ti farà sentire bene oppure male, ma soprattutto ama tutto ciò che fai; lascia andare la tua mente oltre la barriera dell’impossibile. Ciao, al prossimo articolo di “Dialogando con voi”.