Aprile 12, 2023 admin DIALOGANDO CON VOI, VARIE E RISPOSTE AI LETTORI DIALOGANDO CON VOI 12/04/2023 DAL VITTORIALE CIMELIO DI GABRIELE D’ANNUNZIO Marco di Patty Ho visto che hai messo una foto del Vittoriale, è perché ti ho parlato di Gabriele D’Annunzio? Quale poesia mi proponi? Elena Pensavo che me lo dicessi tu. Facciamo così: ne scegli una e domani me la proponi per la prosa. Marco di Patty Ok. Volevo chiederti la spigazione del film “Parenti Serpenti” io non l’ho visto ma m’incuriosisce. Elena Sì, te la scrivo subito ma non in questo articolo, la scrivo in quello precedente dove ho fatto gli auguri di buone feste. 13/04/2023 Marco di Patty Ho scelto due poesie di G. D’Annunzio: una è “La sabbia del tempo” e l’altra è I pastori; adesso tocca a te con la spiegazione. Grazie! Elena Andiamo in ordine, incomincio con La sabbia del tempo. In questa poesia D’Annunzio è ispirato dal trasalimento che avverte facendo scorrere la sabbia tra le dita: questo gesto, così naturale richiama improvvisamente una sensazione molto profonda, che è quello dello scorrere del tempo, quel tacito e malinconico che travolge e cancella ogni cosa. Dalla calda sabbia che scorreva tra le dita il suo cuore avvertì che il tempo trascorreva più inesorabile, questo fluire del tempo ha un valore più vero di quello che potrebbe sembrare a prima vista. E poi pensa all’equinozio autunnale che precedendo l’inverno annuncia pioggia e giornate buie e quando arriva l’inverno offusca lo spendore delle salse marine. E così la mano del poeta è stata per un istante l’urna della sabbia del tempo, e il suo cuore palpitante per l’ngoscia che lo ha assalito, è stato come la clessidra, mentre l’ombra di ogni stelo, che diventa più lunga man mano che ci s’ inoltra nella stagione invernale e il sole sembra abbassarsi all’orizzonte, è come l’ombra dell’ago della meridiana che proietta sul tacito quadrante. Elena Adesso la spiegazone di “Pastori” In autunno i pastori d’Abruzzo lasciano i loro monti e trascinano i loro greggi verso la pianura, in terra di Puglia, al mare, per svernare. Questa vicenda si ripete ogni anno da tempo immemorabile, nella gravità dei gesti di questi pastori costretti ad una vita lontano dalle loro case. E qui alla descrizione si vede e si sente come un grido di rimpianto del poeta perché vorrebbe essere con i suoi pastori, con quella gente che gli ricorda la sua infanzia, e i luoghi natii e la sua casa. Prima di lasciare i loro monti i pastori hanno bevuto a lungo in modo profondo perché rimanga in essi il sapore dell’acqua natia come conforto e illusione lungo la via che li porterà lontano. Poi pensa al sentiero antico erboso per il quale passano le mandrie, che è stato segnato dal calpestìo da tutti quelli che sono passati di lì; ormai è diventato un silenzioso fiume di erbe. Poi rivede la lana delle pecore sotto il sole che sembra di un colore biondo brillante che non differisce dalla sabbia del lido. Marco Bellissime! Elena Grazie! 14/04/2023 Marco di Patty Perché non mi racconti anche qualcosa di lui, credo che tu ne sappia molto sulla vita di G. D’Annunzio. Sì, certo, molte persone che lo hanno amato e lo amano ancora lo ricordano tutt’oggi. G. D’Annunzio è stato un personaggio dalla vita molto avventurosa, e per le folle divenne una leggenda. Nacque a Pescara nel 1863 e morì a Gardone nel 1938. Compì i suoi studi giovanili a Prato nel collegio Cicognini e nel luglio 1881 conseguì la licenza liceale. Proprio in quel periodo pubblicò le sue prime liriche ispirandosi al Carducci dal titolo” Primo vere”, che gli procurarono un’improvvisa notorietà. Si trasferì a Roma nel novembre del 1881 con l’intenzione di prendere la laurea in lettere presso quell’Università, che ben presto però smise di frequentare e divenne collaboratore di riviste famose come “Il Fanfulla della domenica”, “Il Capitan Fracassa”, ” La Cronaca Bizzantina” e la “Tribuna”. La sua fama intanto era cresciuta e pubblicò nel 1882 una raccolta di poesie “Canto novo” eun libro di novelle “Terra Vergine”. Poi nel 1891 andò a Napoli dove fu redattore del “Mattino”. Nel 1893 fece ritorno in Abruzzo per la morte del padre, ospite del pittore Michetti, e nei due anni successivi scrisse “Il trionfo della morte” e “Le Vergini delle rocce”. Nel 1898 al 1910 visse quasi sempre in Toscana nella villa di Settignano, la famosa “Capponcina”, dove fin dall’inizio visse con la famosa attrice drammatica Eleonora Duse, che poi fu ispiratrice di molte sue opere. Questo fu il periodo più intenso dei suoi capolavori, fra le sue opere ricordiamo: i primi tre libri di poesie delle “Laudi” poi i romanzi: “Il fuoco e forse che sì e forse che no”, i drammi: “Francesca di Rimini, La fiaccola sotto il moggio, La Nave e uno dei suoi più grandi capolavori che è ” Fedra e la figlia di Iorio. La sua vita disordinata e dispendiosa lo costrinse ad abbandonare la sua fastosa dimora, la villa di Settignanoche fu messa sotto sequestro dai creditori e i suoi preziosi arredi furono venduti all’asta. Si stabilì in Francia ad Arcachon sull’Atlantico fino al maggio del 1915 che poi tornò in Italia dove prese parte attiva alla guerra. Gabriele D’Annunzio compì mprese audacissime di quella guerra, ricordiamo la beffa di Buccari e il volo su Vienna. Durante un ammaraggio forzato il D’Annunzio fu ferito all’occhio destro e lo perdette. Fu decorato tre volte con medaglia d’argento e alla fine della guerra lo premiarono con la medaglia d’oro. Un’altra sua impresa audace da ricordare fu quella di Fiume, che egli occupò e tenne dal settembre 1919 al 1921. D’Annunzio poi si ritirò da ogni attività politica e si stabilì a Gardone fino alla sua morte; dove riprese la sua attività letteraria, pubblicando varie opere di grande importanza, come il ” Notturno e le Faville del maglio”. D’Annunzio è considerato ancora oggi il rappresentante più genuino del decadentismo europeo, che caratterizzò l’età post-romantica. Ma il decadentismo d’Annunziano è quasi tutto esteriore: in esso prevale il gusto non sempre controllato della bravura verbale, della risonanza ritmica, di un sensualismo esasperato. Non mancano nell’opera d’Annunziana espressioni di genuina poesia: nel dramma la Figlia di Iorio, in molte pagine delle Laudi e nelle prose in cui dette ascolto alla voce della memoria, come il ” Notturno e Nelle Faville del Maglio”, troviamo la parte migliore di una produzione vastissima, rivolta a generi letterari diversi e piena di influssi vari e spesso contrastanti. Marco È tutto così affascinante che non vedo l’ora di andare a visitare il “Vittoriale”. Grazie. 17/04/2023 Marco di Patty Il professore mi ha dato un romanzo da leggere, in questi due giorni l’ho letto tutto, e quello di Leonardo Sciascia “Il giorno della civetta” con “Mi ci romperò la testa”; lo conosci? Se è sì, vorrei che me ne parlassi, per una mia conferma. Grazie! Elena Sì, L’argomento del romanzo “Il giorno della civetta” è la storia di un delitto: del presidente di una cooperativa edilizia, Salvatore Colasberna, che opera in un paese della Sicilia, viene ucciso con la lupara mentre sta salendo sull’autobus. Immediatamente si fa di tutto per fare apparire questo omicidio come un delitto passionale, ma il capitano dei carabinieri Bellodi non si lascia ingannare e dà inizio alle indagini riuscendo ad individuare il mandante, dopo aver costretto con uno stratagemma due personaggi del luogo implicati nella vicenda, Zicchinetta e Saro Pizzuco, ad accusarsi a vicenda e quindi ad accusare il vero mandante: il capomafia don Mariano Arena. Vengono tutti e tre incriminati, ma subito gli amici e i protettori del mafioso si muovono ed arrivano fino a Roma, e durante una licenza del capitano nella città di Parma, Zicchinetta, dopo essersi procurato un perfetto alibi, ritratta la confessione insieme a Saro Pizzuco, e così escono tutti e tre dal carcere. È da parte di Sciascia, l’amara constatazione che gli sforzi di un uomo solo sono vani contro la mafia e le sue ramificazioni. La conclusione del romanzo lascia aperto uno spiraglio di speranza, con l’affermazione del capitano: “mi ci romperò la testa” è un impegno a ritornare in Sicilia e a risolvere il caso, ma oggi sappiamo che era solo un’illusione, che quella mafia che allora stringeva forti legami con alcuni uomini di potere, quel sistema di ingiustizia e di soppraffazioni non è stato affatto debellato, anzi, è penetrato in gran parte delle strutture della società. Marco Però mi dispiace, ma non trovo giusto che le persone di legge abbiano paura, e tu? Elena La paura non ha mai determinato nulla! Ma non averne porta alla morte! Bisogna agire con cautela e come si ramificano loro si devono ramificare anche chi li combatte. Ciao a domani. 19/04/2023 Marco di Patty Posso dirti che se penso alle mafie, non riesco a dormire la notte; anche perché vorrei rendermi utile per aiutare chi lotta per la sua sconfitta. Elena Non sentirti in colpa perché tu di colpe non ne hai di certo. L’unica cosa che puoi fare è quella di non essere mai dalla loro parte; se tutti la pensassero così la mafia scomparirebbe. Marco Di questo puoi starne certa, io non sarò mai e dico mai dalla parte di quella gente! Ma non riesco a capire il perché certa gente si aggrega a loro? Per soldi? Non credo che essi vengano pagati, anzi la mafia se può te ne prende ma non ti dà nulla. Elena Criminali non si nasce, ma ci si diventa. Certe persone stanno dalla loro parte perché sono persone deboli, si sentono dei grandi al solo pensiero di essere dei criminali; io ne conosco purtroppo e pensare che è tutto il contrario: la persona forte non è cattiva e non commette mai atti di violenza contro il mondo. Sono persone che cercano protezione e aiuto per portare avanti la vita di tutti i giorni, ma non sanno che stanno facendo del male al paese ma più di tutti a loro stessi e ai loro figli. Arrivederci al prossimo articolo! Marco Facciamo storia, italiano o andiamo avanti con madicina? Tanto li devo fare tutti. Elena Decidi tu.