DIALOGANDO CON VOI

03/02/2023

 

 

 

Marco   Come fu l’ingresso dei cattolici sulla scena politica?  Sto parlando degli anni tra il 1800 e il 1900.

 

 

Elena  L’ondata democratica che nei primi anni del secolo sconvolse tutta la società italana,  investì anche il mondo cattolico organizzato.  Questo faceva capo all’opera dei congressi,  un organismo fondato nel 1874 e articolato in varie sezioni,  una delle quali,  la seconda si occupava specialmente di iniziative di carattere sociale e di pubblica utilità;  aveva la sua sede a Bergamo.  Fini ad allora la sua attività più cospicua si era svolta nel campo della costituzione,  sul modello delle casse Raiffeisen che organizzò in Germania istituti bancari speciali aventi lo scopo di favorire gli investimenti, i finanziamenti ed il risparmio dei piccoli e medi proprietari terrieri. Tale enti presero appunto il nome di “casse Raiffeisen;  e con successo nel 1897 le casse rurali cattoliche esistenti erano 705, la maggior parte delle quali in zone di prevalente piccola proprietà,  quali l’alta e media Lombardia e il Veneto a nord del Polesine.  Continua.

04/02/2023

 

 

L’opera svolta dai cattolici a difesa della piccola proprietà negli anni della crisi agraria in queste regioni,  contribuì molto ad accentuare il carattere di quei territori in cui la maggioranza della popolazione appoggiava politicamente le posizioni del mondo cattolico,  che ancora oggi esse hanno e a coltivare nel clero veneto e lombardo un’attitudine al realismo  e al contatto con la gente.  Fu in questo ambiente che nacque e si formò un umile prete di nome “Angelo Roncalli”  che così rimase anche quando divenne papa.  Oltre alla costituzione di casse rurali e società di mutuo soccorso, l’attività della seconda sezione dell’opera dei congressi non andava:  gli intransigenti,  così erano chiamati quei cattolici che a differenza del clerico-moderati,  non erano disposti ad alcuna transazione con lo Stato italiano,  che ne erano alla testa,  e non erano certo disposti ad incoraggiare associazioni che avessero per scopo (anche se dichiarato) quello della resistenza,  quello che oggi si chiama sindacalismo.  Allora operai e padroni dovevano collaborare e non combattersi.  Altri però erano inclini ad interpretare in diversi e più avanzati termini il contenuto del messaggio pontificio di papa Leone XΙΙΙ che il suo insegnamento di una più coraggiosa milizia sociale dei cattolici e di una lotta al socilismo non sul piano dell’opposizione ma della concorrenza.  In questa opposizione nella arroventata atmosfera di fine secolo,  venne sempre più orientandosi un gruppo di cattolici che faceva capo ad un altro giovane sacerdote stabilitosi a Roma,  Romolo Murri il quale nel 1898 fondò una rivista battagliera:  “La cultura sociale”.  Egli si dedicò fin dagli anni dell’università,  all’organizzazione di un movimento politico cattolico aperto alle istanze sociali e al rinnovamento delle posizioni più conservatrici.  Continua.

 

 

05/02/2023

 

I seguaci di Murri, che ben presto si caratterizzarono come “democratici cristiani”,  svolsero negli anni tra il 1898 e il 1902 un’intensa opera di propaganda e di organizzazione riuscendo anche a costruire numerose leghe cattoliche. La roccaforte del nascente  sindacalismo cattolico,  con le sue fabbriche tessili popolate da manodopera femminile e i suoi contadini tradizionalmente legati al clero.  Anche la Sicilia che in quegli anni compiva le sue prime esperienze un altro giovane prete che ben presto fece parlare di sé,  Luigi Sturzo fu tra i più convinti e autorevoli sostenitori del gruppo democratico cristiano facente capo a Murri.  Data l’avversione dimostrata dalla Curia Romana per il movimento democratico cristiano,  si impegnò in seguito nelle amministrazioni locali.  L’atteggiamento ufficiale della Chiesa non fu certo incoraggiante per il movimenti di cui faceva capo Murri:  le istruzioni pontificie del 1902 prima e lo scioglimento dell’Opera dei congressi nel luglio del 1904   poi,   secondo le aspettative dei democratici cristiani,  misero fine  alle sue attività organizzative.  L’ingresso dei cattolici organizzati nella vita politica italiana non sarebbe avvenuto secondo le aspettative dei democratici cristiani,  ma secondo quelle dei clerico-moderati. E così l’avanzata del movimento socialista convincerà franon molto il Papa pioX,  prima ad attenuare,  poi a togliere definitivamente la prescrizione,  vigente dal tempo della brecci adi Porta Pia,  che proibiva ai cattolici di partecipare alle elezioni.  Essi vennero invece sollecitati a unire i loro sforzi a quelli di coloro che difendevano l’ordine costituito contro l’assalto delle forze sovversive.  Comunque quello che fecero i democratici cristiani nel primo novecento non fu spazzato via;  gli inizi del secolo vedevano così l’ingresso sulla scena politica non soltanto dei socialisti, ma anche dei cattolici.  Elena  L.

 

 Marco e Patty  Che cosa secondo te è e sarà il potere più duraturo del mondo?

 

Elena   Ciò che è costruito sul fondamento dell’amore è immortale!

 

06/02/2023

 

 

Marco di Patty  Che cosa trovi di più ributtante in questa vita?

 

 

Elena  Per me è sempre stato la menzogna e il rubare.

 

Marco di Patty   Ritornando al tempo della dittatura,  ma Mussolini odiava gli ebrei oppure li difendeva?  Ho trovato un po’ di confusione in merito,  informandomi qua e là.

 

Elena  Nel 1932 uno scrittore tedesco di famiglia ebraica intervistò Mussolini.  Tra i diversi argomenti trattati c’è anche quello relativo  alla questione della razza:  in certi brani le opinioni di Mussolini sono nettamente favorevoli agli Ebrei e contrarie ad ogni forma di razismo.  Da lì in pochi anni però egli si allineerà ai folli principi dell’antisemetismo nazista e ispirerà il “decalogo”dove si riporta tutte le idee e le interviste fatte a favore degli Ebrei.  Ma quando poco dopo,  Hitler impadronitosi del potere,  mise al bando tutte le scritture che furono pubblicate anzi firono bruciati tutti i libri che parlavano dei colloqui con Mussolini,  addirittura le copie in circolazione vennero sequestrate.  La svolta si verificò il 14 luglio 1938,  quando dopo che il consiglio dei ministri aveva approvato,  nell’aprile precedente,  la fondazione di uno strano” Istituto per la Bonifica Umana e la Ortogenesi”,  il giornale d’Italia,  uscì a Roma portando in prima pagina una dichiarazione,  firmata da un gruppo di specialisti,  che portava il titolo “Il fascismo” e il problema della razza.  Continua

 

07/02/2023

 

 

Elena  Ciano disse che a redigerla fu Mussolini in persona,  fu il primo documento ufficiale che annunciava il passaggio del fascismo nel campo che fino a quel momento era stato tenuto solo dasiGoebbels e dai Rosenberg.  Il documento era redatto sotto forma di “Decalogo” ed era firmato da 10 studiosi,  in pratica quasi tutti sconosciuti,  assistenti o incaricati universitari di zoologia o di antropologia.  Il più illustre tra loro era il senatore Pende,  ordinario di Patologia speciale all’università di Roma,  doveva smentire la sua apprtenenza al gruppo,  già in data 05 ottobre 1939.  Si trattava di una serie di enunciazioni che Luigi Salvatorelli,  nella sua storia dell’Italia nel periodo fascista,  definisce vaghe,  assurde e scientificamente infondate.  Le razze umane esistono;  esistono grandi e piccole razze;  la popolazione italiana è nella maggioranza di razza ariana e anzi,  contradditoriamente,  esiste una specifica “razza italiana”,  eccetera.  Affermazioni scientificamente infondate,  ma dotate, le ultime due,  di importanza pratica.  Dicevano: ” Gli ebrei non appartengono alla razza italiana”  e i caratteri fisici e psicologici puramente europei degli italiani non devono essere alterati in nessun modo.  Su queste basi poteva avere inizio qualunque persecuzione.  Non è facile chiarire a fondo l’ultimo atteggiamento di Mussolini sul cosiddetto problema ebraico,  forse perché lo stesso capo del fascismo non aveva idee troppo chiare in proposito.  La sua parola d’ordine iniziale contro gli ebrei fu per il vero piuttosto di procedere sulla via delle “discriminazioni” anziché  su quella delle “persecuzioni” vere e proprie.  Mussolini a volte sognava falò di libri ed opere d’arte ebraici,  alla maniera di Hitler,  a volte si opponeva contro misure pratiche che avrebbero dovuto logicamente discendere di una impostazione della “questione” quella lui stesso aveva dato.  Si poteva quasi dire che l’uomo si sforzasse,  per far piacere al dittatore tedesco,  di provare sentimenti e di manifestare convinzioni che non gli erano del tutto proprie e congeniali.

Certo che Mussolini in quel periodo sembrava essere più interessato,  a una politica genericamente razzista,  che ad una specificatamente antisemita.  All’inizio,  nell’estate del 1937 inquadrò addirittura l’antisemitismo nei suoi ricorrenti sfoghi contro la borghesia,  e contro gli italiani in genere che,  a suo parere,  erano  troppo  “simpatici” e invece dovevano diventare duri,  implacabili e odiosi.  Più tardi il suo antisemitismo apparve  annacquato nella politica demografica generale,  come un elemento aggiuntivo alla preoccupazione costante perché gli italiani non si mescolassero troppo con i nativi delle colonie e del nuovo impero conquistato da Badoglio.  La questione raziale,  del resto, gli scoppiò subito tra le mani e gli si trasformò in gravissime preoccupazioni d’ordine politico generale.

 

Il 28 luglio dopo 15 giorni dalla pubblicazione della famosa dichiarazione,  Pio Xl,  da Castelgandolfo dove trasferì la sua corte estiva,  pronunciò il primo discorso antirazzista.  L’impressione in Italia fu enorme,  la gente ebbe un respiro di sollievo,  e a Palazzo Venezia si reagì con durezza.  Ciano venne subito incaricato di convocare il Nubzio Pontificio,  monsignor Borgoncini,  e di spiegargli i presupposti e i fini del razzismo italiano.  La conversazione,  anche se Ciano riferì di aver trovato il Nunzio personalmente molto antisemita fu condita di aperte minacce alla Chiesa e all’Azione Cattolica.  Il colloquio servì a poco perch^,  pochi giorni dopo e ancora il successivo 21 agosto,  il Papa pronunciò altri discorsi chiaramente intonati al rispetto della personalità e della libertà umana,  così gravemente lesa dalla politica mutuata da Hitler.  Mussolini andò su tutte le furie.  Continua.

08/02/2023

 

 

Mussolini convocò subito padre Tacchi Venturi investendolo con grande ira:  ” Non fatemi perdere la pazienza altrimenti reagisco e faccio il deserto”!  Poi disse:  ” Se il Papa continua a parlare io gratto la crosta degli italiani e in men che non si dica li farò tornare anticlericali”!   Ciò nonstante il Pontefice ,  continuò a parlare e gli italiani,  da questo atteggiamento della Chiesa,  non stettero ad ascoltarlo,  anzi,  dimostrarono ancora più rispetto per la Cattedra di Pietro.  Poco dopo si aprì sulla questione raziale,  una seria crisi con la Monarchia.  Essa culminò nel pomeriggio del 28 novembre,  quando Vittorio Emanuele convocò il capo del governo al Quirinale e gli disse di provare un’infinita pietà per gli ebrei.  Tutta la penosa scena venne ricostruita  vivamente in una pagina delle famose “Agende”di Ciano Galeazzo.  Il vecchio sovrano citò al suo primo ministro il caso dell’ottantenne generale pugliese,  di religione israelita,  solo al mondo e carico di medaglie,  che grazie ad una delle più sconcertanti disposizioni della nuova legge era impedito di tenere un domestico al suo servizio.   Mussolini rispose che la sorte degli ebrei poteva interessare soltanto a quelle ventimila persone con la schiena debole che ancorqa esistevano in Italia,  Il re replicò,  asciutto,  che anche lui doveva essere contato tra questi.  Elena  L.

N.B.  Ciano Galeazzo era il genero di Mussolini.